25 January 2021

Gramsci diceva che se vuoi conquistare il potere, prima devi conquistare la cultura.

Solo in questo modo puoi avere entrambi, cioè dominio e direzione intellettuale, solo in questo modo un gruppo sociale può essere in posizione di supremazia.

L’ordine è importante: ”Un gruppo sociale può e anzi deve essere dirigente già prima di conquistare il potere governativo (è questa una delle condizioni principali per la stessa conquista del potere)” (dai Quaderni dal Carcere).

Più precisamente, devi conquistare gli intellettuali e occupare i posti chiave della vita culturale e sociale. Devi organizzare il consenso tramite strutture ideologiche e istituzioni come la scuola, i partiti, la Chiesa. Devi ottenere l’egemonia culturale tramite la persuasione razionale e l’influenza sentimentale, modificando il pensiero e il modo di vivere dei subordinati.


Cambio un attimo discorso, ma solo apparentemente: poi i fili si ricollegano. Che cos’è il bullismo? Tempo fa, un amico mi ha dato una definizione folgorante: il bullismo è “il tentativo di stabilire l’identità di un’altra persona attraverso la violenza (di qualunque tipo)”.

L’enfasi è sull’identità. Ad esempio: ti spingo contro un muro per dimostrarti che sei un debole. Ti derido di fronte a tutti dicendo che sei uno sfigato. Insomma: decido io chi sei tu. Il bullo impone al bullizzato una identità che non è la sua, ma che è funzionale all’identità del bullo stesso.

Questo funziona se la vittima non è in grado di reagire, e la reazione non è (solo) questione di prestanza fisica, quanto di sicurezza della propria identità: tu potrai anche costringermi contro un muro, ma se io sono certo della mia identità, la tua violenza non potrà intaccarla. Questo è il motivo per cui il bullismo è più comune tra adolescenti, quando la personalità e l’identità non sono ancora ben definite.

In altri termini: l’unico che può intaccare la dignità di una persona è lui stesso, nessun altro può, nessuna umiliazione esterna, nessuna condizione imbarazzante. Pensate a Gesù Cristo, nudo, morente, appeso alla croce, insultato da tutti: eppure, qualcuno potrebbe paradossalmente considerare quello come il momento massimo della sua Gloria.


Quali sono le possibili reazioni di una potenziale vittima di bullismo nei confronti del bullo? Provo a identificare tre profili:

  1. Il Sottomesso: credo al bullo, essere un secchione è da sfigati. Continuo a studiare, ma con disagio, e imparare cose mi dà sempre meno soddisfazione. Il bullo, lui non studia, ma è sicuro di sé ed è pure bravo con le ragazze, lui sì che è un figo, come vorrei essere come lui! Forse continuerò a studiare, ma dissimulando la mia conoscenza, anche disprezzandola un po’. O forse a un certo punto smetterò di studiare, mi instupidirò anche io come lui. Forse così potrò finalmente essere felice, forse il ghigno che aveva mentre strappava il mio romanzo preferito smetterà di perseguitarmi la notte. La mia identità è definita dal bullo.
  2. L’Orgoglioso: studiare è da sfigati? Al contrario: studiare è l’unica cosa che ha senso, io rivendico con orgoglio di essere un topo di biblioteca, e disprezzo chi va in palestra, chi sbaglia i congiuntivi, chi non ha fatto almeno l’università. Gli ignoranti non dovrebbero avere diritto di voto, godo quando una capra viene umiliata da qualcuno che sa quel che dice, così ho la rivincita nei confronti del bullo che mi disprezzava. La mia identità è definita dal bullo, in contrapposizione.
  3. Il Maturo: che cosa il bullo pensa delle persone che studiano è un problema suo, non mio. La conoscenza è un bene, ma non è tutto: so dare valore allo studio, ma anche alla palestra. Non ho complessi di inferiorità, ma nemmeno di superiorità. Non sempre chi è ignorante ne è colpevole, e la conoscenza non è proporzionale alla bontà. Non studierò di più o di meno per seguire le preferenze del bullo: chi mi vuole male non ha alcun potere sulla mia identità.

Il Sottomesso e l’Orgoglioso hanno due esiti diametralmente opposti, ma sono accomunati dal fatto che la loro identità è fortemente influenzata dal bullo. Il Sottomesso si riconosce nella descrizione che il bullo fa di lui, al punto da odiarla. L’Orgoglioso la ribalta completamente e determina i suoi pensieri prendendo il giudizio del bullo e facendo l’esatto opposto. Potrebbe quasi rischiare di diventare un bullo di segno opposto.

La persona Matura non ritiene vera o falsa una cosa solo perché la dice il bullo. Il Maturo sa che il vero mentitore è inaffidabile: non dice solo bugie, perché altrimenti sarebbe facile fare giusto, basterebbe fare sempre il contrario di quanto dice. Il vero mentitore mescola verità e bugie, ed è perfettamente inaffidabile. Il Maturo, nel considerare se “farla pagare” al bullo, non sarà mosso da considerazioni di vendetta o di ripicca, ma sarà mosso da questa domanda: “in che modo posso fare il bene maggiore per tutte le persone coinvolte, bullo compreso?“.


Ora, che cosa c’entra l’egemonia culturale con il bullismo? C’entra perché il tentativo di imposizione violenta di una identità culturale è precisamente la definizione di bullismo, applicata a livello sociale anziché strettamente personale.

Io sono sempre stato un po’ insofferente nei confronti dei cristiani che si lamentano costantemente della scristianizzazione della società. Rileggere questo vittimismo alla luce della dinamica bullo/bullizzato suggerisce però qualche considerazione interessante.

Intanto, bisogna riconoscere che un “bullo sociale” c’è, e potremmo dargli genericamente il nome di “progressismo” o di “politicamente corretto”, o di “relativismo”. Il “bullo sociale” non è una persona, ma una ideologia; però si serve anche di persone, e volendo citare qualcuno (grazie a chi mi ha dato qualche suggerimento) potremmo nominare Boldrini, Delprete, Fazio, Littizzetto, Mola, Murgia, La Torre, Saviano, Scanzi, Tommasi, Tosa (rigorosamente in ordine alfabetico) giusto per dare un’idea di che cosa intendo e sperando che nessuno dei citati se la prenda troppo. Nota bene: non voglio dire che esista un unico bullo sociale. Al contrario, penso che ne esista ben più di uno, e che persone come Fusaro, Sgarbi o Trump possano essere considerati araldi di diversi “bulli sociali”. Tra poco ci arrivo.

Questo bullo sociale, il “progressismo”, agisce perseguendo con violenza la propria egemonia culturale, con opera di intimidazione costante nei confronti di qualsiasi prospettiva ideologica differente. Per questo bullo sociale (e per i suoi araldi) non c’è legittimità di pensiero al di fuori della propria prospettiva: sei cattolico? O sei un “cattolico democratico”, oppure sei troppo cattolico. Sei di destra? O sei di una destra “liberale”, oppure sei un populista, sovranista e fascista. Sei eterosessuale? O consideri la tua situazione come perfettamente intercambiabile con qualsiasi altra preferenza o pratica sessuale, oppure sei sessista e omofobo. E così via. (Nota a margine: se leggendo pensi che queste false dicotomie siano valide, ho un’ottima notizia per te: hai la straordinaria opportunità di cambiare idea!)


Quali possono essere le reazioni di un bullizzato di fronte a questa violenza della sua identità culturale? Le stesse possibili reazioni di un bullizzato fisico, sostituendo alla forza fisica la forza culturale. Proviamo a ripercorrerle, adeguando le descrizioni e i nomi:

  1. Il Sottomesso → Il Trasbordato. La vittima di bullismo può mantenere inizialmente la sua identità, ma avvertirla con vergogna e risentimento, credendo alla descrizione deteriore del bullo. Il cattolico che non si riconosca nel “cattolicesimo democratico” può convincersi di essere effettivamente un fondamentalista, e vivere (comprensibilmente!) con disagio questa condizione, con sudditanza psicologica, con un senso di inferiorità nei confronti del “politicamente corretto”, che appare così giusto, così rispettoso. Un po’ alla volta, forse diventerà un “cattolico democratico” anche lui, finalmente accettato dal bullo, almeno fino a quando una battuta infelice, o una uscita poco attenta, o una frase non ben controllata non rivelerà nuovamente la sua deprecabile natura da fondamentalista; o finché la sua transizione, il suo trasbordo ideologico non sarà completato.
  2. L’Orgoglioso → Il Reazionario. La vittima di bullismo può disprezzare apertamente il bullo, dando sfogo al suo risentimento e identificandosi nella posizione che il bullo gli ha riservato. L’uomo di destra può decidere di dirsi fascista, di sputare in faccia al “progressista”, di rivendicare con orgoglio il termine “sovranista”. Può diventare, almeno nella sua immaginazione, il mostro che il bullo gli ha dipinto addosso. Può reagire, solo interiormente o anche con uno sfogo pubblico, pavidamente o temerariamente. Di suo, magari non sarebbe “fascista”, ma lo diventa quando vede la sua identità minacciata dal bullo. Si definisce sempre più per opposizione, per reazione ad un avversario.
  3. Il Maturo → Il Contro-rivoluzionario. Infine, il bullizzato può chiamarsi fuori, rifiutandosi di stare al gioco del bullo. Può riconoscere e svelare gli argomenti fantoccio che il bullo gli scaraventa contro, confutandoli con fermezza ma senza odio, consapevole che sarà spesso frainteso, ma non per questo intenzionato a ripudiare le proprie idee o a farsi dettare l’agenda da un avversario ideologico. È sicuro della sua identità culturale e dunque capace serenamente di affrontare l’identità altrui, guardando in faccia le altre persone e non confondendo nessuna persona con l’idea che pronuncia. Il Contro-rivoluzionario è chi si oppone alla modifica della definizione di matrimonio, senza per questo disprezzare chi vive la sessualità in altro modo, senza il bisogno di sottolineare ad ogni battuta le proprie convinzioni, con rispetto per le situazioni personali diverse e senza paura di affrontare a viso aperto anche conversazioni scomode.

Il tipo del Reazionario merita un’ulteriore distinzione, proprio come per l’Orgoglioso. Il Reazionario può vivere la sua reazione in maniera privata, nascosta diciamo, oppure in modo aperto e pubblico. Quando un Reazionario decide che non ci sta e si erge a punto di riferimento, ripagando il bullo e i suoi seguaci con la sua stessa moneta, diventa a sua volta un bullo, esponente di uno qualsiasi dei “bulli sociali” che si oppongono al “bullo sociale” che ha scatenato la sua reazione.

Un altro motivo che potrebbe portare qualcuno a diventare un bullo è anche la ricerca di un consenso. I Reazionari sono il migliore pubblico per un bullo “della parte opposta”, perché quando ascolta un bullo che è dalla sua parte il Reazionario può respirare e avere una sua piccola rivincita.

La ricerca del consenso tra un determinato pubblico mi sembra il caso di tanti uomini politici o della cultura, ed è in questo senso che parlavo di Trump, qualche giorno fa in un post su Facebook. Io penso che Trump sia piaciuto a molti amici perché ha risposto alla “violenza ideologica” dem e liberal mettendosi sullo stesso livello, rispondendo alla boria ideologica progressista come un bullo presuntuoso e sicuro di sé. È stato accolto come uno che finalmente ha rimesso quei cattivoni al loro posto.


Io credo, per quanto amaro sia dirlo, che molti amici si sentano come quei bullizzati Orgogliosi o Reazionari. Ma devo anche dire che questa reazione mi sembra assolutamente comprensibile: Sottomessi e Orgogliosi si assomigliano (come Trasbordati e Reazionari) nel senso che l’appartenenza a queste categorie è naturale, automatica. Al contrario, la costruzione e il mantenimento di una identità forte e salda è il lavoro di una vita. Non ci si improvvisa persone Mature, non ci si improvvisa Contro-Rivoluzionari.

Se questi amici fossero liberi dalla presa psicologica del bullismo culturale progressista, non applaudirebbero con soddisfazione il bullo Trump. Ma quando uno si sente bullizzato e maltrattato, è più facile voler invertire i ruoli piuttosto che ristabilire la giustizia: se non si vuole diventare Sottomessi, è più facile essere Orgogliosi che diventare faticosamente Maturi. Se si contrasta il Trasbordo ideologico tentato costantemente dal progetto di egemonia culturale del pensiero debole che oggi è dominante, è più facile essere istintivamente Reazionari che costituirsi ragionevolmente e saldamente come Contro-rivoluzionari.


Qualcuno potrebbe dire: serve un bullo per raccogliere consensi, per organizzare una controffensiva, per difendersi dagli altri bulli, perché l’alternativa è rimanere bullizzati senza reagire, subire in silenzio. Io penso che questo ragionamento sia un perfetto esempio di falsa dicotomia: si pensa che ci siano solo due alternative, quando invece terze possibilità esistono (e sono preferibili). In particolare, questo pensiero accetta la premessa nascosta comune ai primi due tipi: la tua identità viene definita per reazione.

Ma se sui Trasbordati non si può contare perché non ti sosterranno mai apertamente, e i Contro-rivoluzionari sono pochi, non resta come unica possibilità quella di appellarsi ai Reazionari, facendo leva proprio sul loro desiderio di rivincita nei confronti del bullo? Sì e no: sì, far leva sul desiderio di rivincita è la strada più facile, è una scorciatoia; ma significherebbe di fatto disprezzarli, dire loro: io ti considero solo un mezzo che voglio sfruttare per ottenere un qualche potere, io da te voglio solo il consenso, e per ottenerlo sono disposto ad appellarmi alla parte peggiore di te. Anche se il successo arrivasse, io credo che difficilmente possa essere duraturo.

Perché attenzione: un Trasbordato o un Reazionario non è una persona cattiva, è solo una persona con una identità culturale non ben radicata e sottoposto ad uno stress culturale molto marcato, ad opera dei tanti bulli sociali che respira quotidianamente (come dicevo: qui mi sto concentrando su uno solo, ma non ce n’è solo uno!). Inoltre, queste categorie non sono fissate nella pietra, e ciascuno può riconoscersi in una o nell’altra, anche in maniera variabile nel tempo e a seconda delle situazioni.

C’è un altro problema a pensare che “contro un bullo, serve un altro bullo”, che coinvolge sempre la domanda: il fine giustifica i mezzi? La risposta deve necessariamente essere che no, il fine non giustifica mai i mezzi. Se il nemico gioca sporco, tu comunque non puoi farlo, oppure diventi come lui. Le domande morali vanno fatte, sempre, e per primi a sé stessi, e non possono essere ignorate.

Sostenere il contrario, sostenere che a un bullo sia legittimo opporre un altro bullo, ha come conseguenza l’alimentazione di una spirale di violenza. Ciascuno ritiene che il proprio fine sia valido e giusto, altrimenti non sarebbe un suo fine, dunque ciascuno valuterà come legittimi tutti i mezzi; ma allora con che coerenza giudicare i mezzi altrui? Da che pulpito lamentarsi che il nemico gioca sporco, nel momento in cui anche noi stessi siamo disposti a giocare sporco per perseguire i nostri fini?

Poniamo che Tizio e Caia siano due bulli che si odiano. Con che faccia potrei criticare la disonestà di Tizio, se fossi pronto a giustificare la disonestà di Caia in virtù dell’assunto secondo cui il fine giustifica i mezzi?


Perché ho chiamato Contro-rivoluzionario il corrispettivo del Maturo? Perché entrambi sono consapevoli del fatto che il bullo abbia torto marcio, ma la loro consapevolezza non è la stessa, e nemmeno la lucidità della risposta. Come direbbe Joseph de Maistre, ”la contro-rivoluzione non è una rivoluzione di segno opposto, ma il contrario della rivoluzione”. Il Reazionario si oppone al bullo di pancia, di getto, senza guardare in faccia a nessuno. Il Contro-rivoluzionario si oppone al bullo di testa, con metodo, cercando sempre di salvare le persone.

Il termine però deve essere chiarito, perché la Contro-rivoluzione è questo approccio Maturo, consapevole; ma ha un significato più ampio, ha una sua dottrina, parte integrante della dottrina cattolica e ad essa sempre e comunque sottoposta (una contro-rivoluzione non pienamente cattolica qualcuno prova anche a farla, ma è una assurdità logica).

Io mi considero un cattolico contro-rivoluzionario almeno da 15 anni, quando sono ufficialmente entrato in Alleanza Cattolica. Eppure, mi pare che tanti che danno mostra di conoscere la dottrina contro-rivoluzionaria si comportino poi da reazionari, contraddicendo la dottrina che dicono di conoscere. Si comportano di pancia e non di testa, commentano senza leggere, condannano senza conoscere, temerari nei giudizi e lenti a rettificare i propri errori. E in questo modo vengono presi per il naso e portati a destra e a sinistra da chi, un po’ più furbo di loro, sa bene come sfruttare ogni occasione per seminare zizzania e divisione.


Se vi sentite bullizzati, resistete alla tentazione di passare dalla parte del torto, di ribaltare i ruoli, di distruggere il distruttore. Bisogna rimanere lucidi, ristabilire la giustizia, ristabilire i ruoli, ricostruire ancora una volta, senza stancarsi. Bisogna essere persone mature: pazienti, prudenti, giuste e temperanti. Bisogna avere fede, speranza e carità. Bisogna essere Contro-rivoluzionari.


Se questo articolo ti è piaciuto, .

Ciao, sono Carlo Martinucci, un tizio che ha deciso che il mondo va a rotoli perché le persone si fermano ai titoli.

Se vuoi ricevere una email quando scrivo qualcosa, lasciami il tuo indirizzo email e il tuo nome.



Se invece sei già iscritto alla newsletter, .