21 December 2020

Ho lanciato un'arancia alla Costi, a cena.

Ma voleva un mandarino, così me l'ha lanciata indietro, e le ho lanciato quello. Durante lo scambio, l'Agnese ci guardava, e poi giustamente ha detto: "anche io, anche io!".

Le ho risposto che potrà lanciare un’arancia quando mi mostrerà che per dieci volte di fila lancia una palla in alto e la riprende al volo senza farla cadere. Si è tranquillizzata e abbiamo passato la serata, dopo cena, a lanciarci oggetti vari ed assortiti (perlopiù morbidi) cercando di prenderli al volo, non sempre con successo.

Avrei potuto risponderle in vari modi diversi. Avrei potuto dirle “potrai lanciare un’arancia quando sarai grande”, o avrei potuto essere anche più preciso, decidendo arbitrariamente un’età: “potrai lanciare l’arancia quando avrai 12 anni”. Invece ho scelto un proxy più vicino alla condizione che è richiesta per potersi lanciare la frutta a cena, cioè essere ragionevolmente sicuri di non fare danni.

Un proxy è un indicatore usato al posto di qualcosa più difficile da misurare direttamente. In questo caso, la variabile che mi interessa è “quanto è probabile che se ci lanciamo una arancia facciamo danni?”, e il proxy che ho scelto è “essere in grado di lanciare una palla in alto e riprenderla dieci volte di fila senza farla cadere”.

I proxy sono utilissimi e li usiamo di continuo, sia su scala individuale sia su scala sociale. Un proxy sociale estremamente diffuso è l’età. Ad esempio, per poter prendere la patente devi avere almeno 18 anni. Cioè, socialmente in Italia si è deciso che i 18 anni sono un proxy per quel minimo di capacità di responsabilità e maturità necessaria come primo filtro per determinare chi può guidare e chi no.

Ora, è probabilissimo che molti 17enni sarebbero perfettamente in grado di guidare. Magari anche molti 16enni. Forse persino qualche 15enne o 14enne? Alla fine il requisito per guidare non è l’età, in sé e per sé. Ma usare l’età come proxy per determinare un prerequisito è estremamente comodo, a livello sociale, perché permette di standardizzare una parte di un processo (quello di determinare chi può guidare e chi no) e renderlo scalabile.

Che cosa significa scalabile? Diciamo che voglio mandare una lettera di Natale ad un amico. Posso pensare di scrivere una lunga lettera, raccontargli tante cose, pensare bene il testo e poi trascriverlo pazientemente su carta da lettere, con una bella calligrafia. Se voglio invece mandare degli auguri a 10 o a 100 persone diverse, non è ragionevole pensare di scrivere una lunga lettera distinta per ciascuno: quel processo non è scalabile, e devo trovare delle alternative. Posso scrivere delle lettere tutte uguali e stamparle. Oppure posso scrivere una cartolina con una breve frase scritta a mano. Oppure posso mandare un messaggio broadcast su WhatsApp. In ogni caso, sacrifico qualcosa in qualità per rispondere all’esigenza di quantità.

I proxy servono (anche) per rendere i processi scalabili: lo Stato non è in grado di valutare la responsabilità e la maturità di ogni 14enne, per determinare se questo prerequisito per ottenere la patente è rispettato, e dunque si taglia la testa al toro e si prende una variabile estremamente più facile da considerare, quella anagrafica, e si presume che la maggiore età e avere superato sia la teoria che la pratica possa essere sufficiente.

Un altro ambito in cui si usa un valore di proxy anagrafico in vece di altri è quello scolastico. Lo accenno solo senza voler aprire esplicitamente il vaso di Pandora: ci sarebbero una molteplicità di caratteristiche di ogni ragazza e ragazzo da considerare per fare delle classi omogenee, ma usare il proxy anagrafico unito alla possibilità di essere bocciati è il sistema universalmente adottato come standard.

Il fatto però che i valori di proxy, soprattutto anagrafici, siano così utili ed adottati a livello sociale, potrebbe ingannare le persone meno attente. L’età è un ottimo indicatore proxy di molti aspetti in molte occasioni, ma di per sé non è particolarmente significativo. Persino per quanto riguarda gli sviluppi psicofisici, a volte l’età fornisce solo un’indicazione di massima, e comunque il valore rilevante sarà la maturità psicologica, lo sviluppo della corporatura e dei caratteri sessuali, ecc. ecc., e non l’età in sé.

Quando si ha il lusso di poter considerare una singola persona, quando ci si può permettere di non dover scalare, non ha senso usare valori di proxy generici solo perché sono quelli a cui siamo abituati a pensare. Siamo nell’ambito in cui si può ragionare a partire da princìpi primi, anziché dai luoghi comuni.

Per questo motivo, cerco di non dire mai a mia figlia “quando sarai grande”. Piuttosto mi sforzo di cercare proxy più vicini, più significativi e che possano essere degli obiettivi concreti anche per lei. Con le arance tutto sommato è facile. Su altro, potrei avere qualche difficoltà in più! Staremo a vedere.


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Ciao, sono Carlo Martinucci, un tizio che ha deciso che il mondo va a rotoli perché le persone si fermano ai titoli.

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