(Ok, non credo che Oscar Wilde abbia davvero detto una frase del genere. Ma come diceva Platone, “il 94% delle citazioni su Internet sono false”). Dicevo, non voglio certo dire che tu non abbia dei pensieri originali o delle idee peculiari. Intendo che è più che normale trovarsi bene con persone che suppergiù hanno la stessa visione del mondo, e di conseguenza è normale che queste siano le persone che ciascuno frequenta.
Questo fenomeno è acuito dai social network e dagli algoritmi che li governano, e oggi si esprime dicendo che ciascuno di noi vive in una bolla d’informazioni e di giro mentale. La mia bolla è contemporaneamente il mio mondo e la mia lente attraverso cui vedo il mondo. Nella mia bolla ci sono tutte le mie interazioni sociali, le notizie che mi arrivano, le opinioni a cui sono esposto.
Il problema della bolla è che non è una buona rappresentazione del mondo. La mia bolla è il mio mondo, ma non è il mondo. Se io ricevo continuamente informazioni su quanto quel tal politico sia cattivo, la mia bolla dice “tutti dicono che il tal politico è cattivo”, quindi io penso “tutti dicono che il tal politico è cattivo”. Se un’altra persona vive in una bolla in cui riceve sempre informazioni su quanto quel tal politico sia bravo, la sua bolla dice “tutti dicono che il tal politico è bravo”, quindi penserà “tutti dicono che il tal politico è bravo”. Ma nel mondo, forse la maggior parte delle persone pensa che quel politico sia cattivo, forse che sia bravo, o forse il mondo è spaccato in due su quel tal politico.
Se l’esempio vi pare assurdo, pensate alle recenti elezioni americane. Gli Stati Uniti si sono letteralmente divisi in due: poco meno del 50% in favore del presidente uscente, poco più del 50% in favore dell’altro candidato. Eppure, anche di fronte a questa incontrovertibile evidenza, ci sono tracce di dissonanze cognitive di massa strabilianti. Da un lato, schiere di persone che sostengono che il presidente uscente ha stravinto le elezioni, ma è stato bloccato da brogli di proporzioni inverosimili. Dall’altro, schiere di persone che sostengono che nessuna persona normale voterebbe mai per il presidente uscente, quando è evidente che poco meno del 50% dei votanti lo ha fatto, e dunque non è realistico aspettarsi proporzioni troppo diverse nel resto del mondo: tutti anormali?
Tornando a noi, il problema della bolla è su due livelli. Il primo livello è quello delle informazioni. Il secondo livello è quello della mentalità. Chi è intrappolato in una bolla, come primo livello è esposto solo ad un sottoinsieme scelto di informazioni, come secondo livello è esposto ad un sottinsieme scelto di giri mentali e di modi di ragionare.
Normalmente, parlando di bolla si mette in rilievo il primo livello, delle informazioni. Si dice: due persone diverse hanno opinioni diverse e inconciliabili perché ricevono informazioni diverse. Dunque, come si fa ad uscire dalla bolla? Ci si espone volontariamente a fonti di informazioni che trasmettono informazioni diverse da quelle a cui si è abituati.
Ad esempio, un consiglio che si trova in The Social Dilemma è: “segui su Twitter persone con cui non sei d’accordo solo per essere esposta a punti di vista diversi dal tuo”. Assicurati di ricevere molte informazioni di diversi tipi.
Mi sembra un ottimo inizio, a patto però di non dimenticare il secondo livello, quello appunto della mentalità, non solo delle informazioni. Il problema è che si può essere in una bolla anche se si è esposti a opinioni diverse dalle proprie, anzi, a volte essere esposti a persone con cui si è in disaccordo è utile a rafforzare la propria bolla, nella misura in cui alimenta la contrapposizione noi/loro.
Io sospetto che molti ritengano di non essere in una bolla solo perché leggono le riduzioni giornalistiche delle dichiarazioni dei politici con cui sono in disaccordo. Per uscire dalla bolla bisogna impegnarsi a chiedersi in continuazione: “è possibile che su questo tema io abbia torto? È possibile che quanto dice quel tale, che detesto, in questo caso sia vero?“.
Per fare ciò, secondo me la cosa più utile non è semplicemente trovare qualcuno con una prospettiva diversa dalla propria, ma qualcuno con una prospettiva diversa e che si stima. Trovare qualcuno di cui si può dire “peccato che sul tale tema la pensi così, perché è proprio una persona che stimo”. A quel punto, e solo a quel punto, c’è qualche speranza di rompere la propria bolla e iniziare a guardare il mondo anche con gli occhi di qualcun altro.