17 October 2020

Oggi sono a Roma, in piazza del Popolo, a manifestare contro il disegno di legge Zan

e contro l'estensione della legge Reale-Mancino al sessismo e alla omotransfobia.

Aggiungerò la mia voce a quelle presenti per fare eco ai milioni di italiani che sono contrari a questo progetto di legge liberticida.

In fondo lascio un po’ di riferimenti autorevoli. Qui invece vorrei spiegare il mio perché, quali sono le mie ragioni. E per farlo, parto dalle critiche più comuni e alle posizioni che ho incontrato negli anni su questo tema.

Tu sei contro al ddl Zan perché ti fanno schifo gli omosessuali e vuoi il diritto di insultarli e discriminarli.

Purtroppo devo necessariamente partire da qua, vista la triste frequenza di questo pensiero.

Sarebbe grottesco doversi difendere da questa accusa, sintomo di una mentalità che non concepisce nemmeno la possibilità che l’altro possa avere delle ragioni.

Il disagio è profondo, ma si può spiegare come ultimo livello di una lista schematica che ricalca il concetto della finestra di Overton:

  1. L’altro ha ragione
  2. L’altro non ha ragione al 100%, ma quanto dice è condivisibile
  3. Non posso condividere quanto l’altro dice, ma riconosco che ha una sua ragionevolezza
  4. Non capisco le ragioni dell’altro e non ho tempo, voglia o risorse per capirle, ma immagino che un senso potrebbe esserci
  5. Quanto l’altro dice è così assurdo, disgustoso e irragionevole che non capisco come una persona sensata possa pensare qualcosa del genere.

L’obiezione posta si traduce con: “tu sei contro il ddl Zan? Appartieni al gruppo 5: non c’è alcun possibile senso nell’opporsi al ddl Zan, evidentemente lo fai perché sei una persona orribile, e io ti disprezzo per questo”.

Accettare la premessa e difendersi da questa obiezione significa portare la discussione a quel livello, e lottare al massimo tra il punto 4 e il punto 5: è possibile pensare che chi si oppone al ddl Zan abbia qualche ragione vagamente sensata, o si tratta di invasati frustrati odiatori seriali?

Ora, sarò chiaro. Io pretendo che un mio interlocutore mi garantisca almeno il livello 4. Non ho intenzione di perdere tempo con chi mi colloca al livello 5 per convincerlo a collocarmi al livello 4 anziché al 5.

Dal 4 in su ne possiamo parlare, e il mio obiettivo è che, nel dialogo con un’altra persona, possa succedere almeno una delle seguenti cose, e idealmente entrambe:

  • L’altro cambia idea e mi sposta mentalmente un livello superiore
  • Io cambio idea e sposto mentalmente l’altro a un livello superiore

(Poi, spesso non succede nessuna delle due cose, o peggio ci si sposta mentalmente ad un livello inferiore, ma sono i rischi della vita )

Il ddl Zan è semplicemente una estensione della Reale Mancino, che è una buona legge, per estenderne la ratio ad una categoria analoga a quelle già tutelate.

Di fronte a questa argomentazione propongo due considerazioni:

  1. Per me la Reale Mancino andrebbe abrogata in toto, ma abrogare una legge è più difficile rispetto a impedire che venga estesa, quindi intanto evitiamo che venga estesa, e agiamo culturalmente e politicamente perché si realizzino i presupposti per poterla in futuro abrogare
  2. La categoria di persone che si vuole proteggere con il ddl Zan, secondo me, è correttamente paragonabile alle altre categorie tutelate dalla Reale Mancino; ma, visto che non c’è alcuna emergenza omofobia, è una categoria di persone che non necessita di una tutela particolare

Perché dico che orientamento sessuale e identità di genere sono paragonabili a razza, etnia o confessione religiosa? Perché sono tutte caratteristiche che fanno parte del nucleo profondo della propria identità.

Che cosa intendo? Per spiegarmi meglio, propongo un esercizio: elenca le cinque caratteristiche più importanti della tua persona, che definiscono la tua identità, le cose che ritieni essenziali e vitali di te.

No, davvero, prova a pensarci un minuto.

Se vuoi, scrivile qui sotto. Non verranno inviate o salvate da nessuna parte, è solo un modo utile (forse) per pensarci.

Le cinque caratteristiche più importanti per definire l’identità sono:

Questa invece è la mia lista:

Mi concentro per un momento sulla prima parola della mia lista: uomo. Che cosa significa per me essere uomo? Molte cose diverse, ovviamente, a partire da “essere umano di sesso maschile”, e l’eterosessualità rientra nella mia caratterizzazione di me stesso come uomo, ma non metterei mai “eterosessuale” nella lista.

Brevemente: cattolico viene subito dopo, perché la grazia non si sostituisce alla natura ma la compie. Intelligente è qualcosa che ritengo specialmente attinente alla mia personalissima vocazione. Marito e padre anche, ma hanno a che fare con la relazione, dunque vengono subito dopo. Infine italiano, che significa molte cose diverse, un legame con una terra e un popolo, un modo comune di affrontare il mondo e la vita.

Tornando a uomo, affronto di petto l’elefante che è appena entrato nella stanza: penso forse che un omosessuale non avrebbe altrettanto diritto di sentirsi “uomo”, visto che nella mia definizione è prevista l’eterosessualità? No, non lo penso: penso che un omosessuale possa dirsi “uomo” tanto quanto me, penso che ciascuna di queste caratteristiche abbia una sua variabilità, e che non esista un ideale univoco a cui doversi conformare per poterla incarnare.

Stiamo andando apparentemente fuori strada, ma ora torniamo subito alla questione: anche se penso che l’attrazione per lo stesso sesso sia un impulso problematico, non penso che possa essere considerato come qualcosa di esterno o qualcosa che non fa parte dell’identità.

Penso che persone con impulsi omosessuali egodistonici possano intraprendere un percorso che forse li può portare a “superare” questi impulsi, e penso che sia criminale voler necessariamente “intrappolare” queste persone sostenendo che l’unica cosa giusta sia la loro accettazione. Però penso anche che ci sono persone in cui l’omosessualità non può semplicemente essere considerata un impulso come un altro, ma è una parte radicata della propria identità.

Quindi, se il rapporto con la sessualità è una caratteristica fondamentale per la propria identità tanto quanto la propria etnia o la propria fede religiosa, e queste possono godere di tutele particolari, allora anche la prima ne è titolata.

Da questo punto di vista quindi il problema per me non è che la Reale Mancino va bene per la razza ma non per la sessualità. E’ che la Reale Mancino non mi va bene affatto. La legge penale ha già tutti gli strumenti per punire le offese, e anche gli strumenti per riconoscere aggravanti quando le motivazioni delle offese siano particolarmente deplorevoli.

Tant’è che le applicazioni concrete della Reale Mancino sono storicamente pochissime! E’ una legge ideologica che ha come fine quello di produrre (o recepire e consolidare, o incentivare) un cambiamento nella mentalità. E’ una legge da stato etico, e io non voglio uno stato etico.

Questo ci porta alla prossima, sensatissima, obiezione:

La Reale Mancino ha storicamente pochissimi casi di applicazione concreta, quindi la libertà non è in pericolo

Giustamente si dice, la fattispecie della Reale Mancino è un concreto incitamento all’odio, dunque il ddl Zan non punirebbe le mere opinioni. Inoltre, si dice, è stata applicata così poco che i rischi paventati sono irrealistici rispetto all’esperienza anche storica.

Magari fosse così semplice.

Sopra ho spiegato perché considero la protezione della sfera della sessualità comparabile ad altri ambiti tutelati (in tesi) dalla Reale Mancino. Qui provo a spiegare perché sicuramente questa formulazione non può riuscirci. In una frase: perché mira ad altro.

Chi sostiene questa legge si chiede, in che modo omosessuali e transessuali vengono discriminati? E risponde: negando loro la piena espressione della loro identità. Più precisamente? Ad esempio, impedendo a persone dello stesso sesso di sposarsi tra loro, o di adottare figli, o ricorrere alla fecondazione artificiale per averne, o a transessuali di essere riconosciuti come appartenenti al sesso eletto anziché biologico.

Se queste conquiste sociali fossero raggiunte, sia legalmente, sia culturalmente, allora finalmente l’oppressione nei confronti del mondo delle persone LGBT finirebbe, tutti e ciascuno potrebbero essere accettati senza vergogna.

Un tale che si opponesse a queste conquiste sociali, sarebbe un responsabile (consapevole o inconsapevole) di questa oppressione. Un oppressore a sua volta, colpevolmente o incolpevolmente.

  • Se è inconsapevole, è a suo modo anche lui vittima di una società patriarcale e sessista che gli ha inculcato questi concetti. Dunque è bene che venga aiutato, educato, per superare gli stereotipi che involontariamente perpetra e non essere più un oppressore. In questa direzione serve la parte riabilitativa della pena, da scontare con servizi sociali obbligatori per associazioni LGBT.
  • Se è consapevole, è un nemico tanto quanto i nazisti sono nemici degli ebrei, i Cardassiani sono nemici dei Bejoriani, le aziende di tabacco sono nemiche dei tuoi polmoni.

Per chi sostiene questa legge, chi pensa che il matrimonio sia un istituto riservato ad un uomo e una donna è come chi pensa che un bianco non debba sposare una nera.

Ora, se un politico propagandasse in pubblico, in campagna elettorale, l’intenzione di voler limitare il matrimonio a sole persone con lo stesso colore della pelle, sarebbe perseguibile dalla Reale Mancino?

Forse il politico potrebbe cercare di provare in tribunale che la proposta non dipende e non riguarda odio razziale o convinzione di una superiorità ma altro. Sarebbe indagato? Probabilmente sì. Sarebbe condannato? Impossibile dirlo. Dipende da moltissimi fattori, primo tra tutti le parole esatte che dice.

E se un politico propagandasse in pubblico, in campagna elettorale, l’intenzione di voler abolire le unioni civili e continuare ad escludere dal matrimonio le persone con lo stesso sesso, sarà perseguibile dalla legge Zan?

Forse il politico potrebbe cercare di provare in tribunale che la proposta non dipende e non riguarda odio omofobico o convinzione di una superiorità ma altro. Sarebbe indagato? Probabilmente sì. Sarebbe condannato? Impossibile dirlo. Dipende da moltissimi fattori, primo tra tutti le parole esatte che dice.

E se invece che un politico si trattasse di un prete, durante la predica? O un insegnante di storia o filosofia o lettere, nelle sue ore di lezione con gli studenti?

Anche se solo una frazione di questi si traducessero in processi, e anche se nessuno o pochissimi di questi casi si traducessero in condanne, l’effetto intimidatorio è comunque evidente. L’effetto voluto della legge Zan, e che è efficace a raggiungere, è l’intimidazione di un pensiero culturale che si oppone alle rivendicazioni delle associazioni LGBT.

Ma c’è una emergenza omofobia a cui è giusto fare fronte.

Questa obiezione è la più facile a cui rispondere, perché è fattualmente falsa. Due dati, uno statistico e uno empirico.

Il dato statistico: pur con tutti i limiti correttamente segnalati nel suo documento sul periodo 2010-2018, l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD) segnala 212 presunte condotte illecite con intenti di discriminazioni per ragioni di orientamento sessuale o di identità di genere. Duecentododici in otto anni, sono 26.5 ogni anno.

Il dato empirico: l’emergenza omofobia esiste perlopiù nella testa di certi giornalisti schierati, che inventano o montano casi ad arte sfruttando l’onda della cronaca, casi che puntualmente si manifestano come infondati, ma a quel punto l’interesse mediatico è già altrove e la smentita, quando c’è, non trova la stessa diffusione. La tragedia di questo approccio è che rende poco credibili anche i casi (rari certo, ma ci sono) di vera violenza o discriminazione.


Infine, come promesso, ecco un po’ di riferimenti:

Alleanza Cattolica ha pubblicato un comunicato di partecipazione a questa manifestazione in cui si dice:

Dopo che con il divorzio, l’aborto, le unioni civili e le disposizioni anticipate di trattamento si è trasformato lo stato di diritto della nostra patria introducendo presunti nuovi diritti tutti tesi a modificare l’idea stessa di “uomo”, oggi, con il ddl Zan, si intende effettuare un nuovo passo in avanti: censurare attraverso la sanzione penale ogni forma di dissenso anche meramente culturale da parte di chi intende contestare la legittimità di tali nuovi diritti.

Al riguardo della proposta di legge Zan, la Conferenza Episcopale Italiana è intervenuta con un intervento molto deciso. Un passaggio:

Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.

Il Centro Studi Rosario Livatino ha fatto e sta facendo una grande opera culturale di opposizione a questo ddl. In particolare segnalo

Inoltre, aggiungo alle autorevoli voci anche l’audizione di Giulia Bovassi (video)


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Ciao, sono Carlo Martinucci, un tizio che ha deciso che il mondo va a rotoli perché le persone si fermano ai titoli.

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