Ad esempio, si può legittimamente sconsigliare l’installazione di Immuni. Come ragione si potrebbe addurre l’uso propagandistico che il governo ne sta facendo, oppure argomentare che, dato il basso tasso d’adozione, sia inefficace e generi un falso senso di sicurezza.
D’altra parte, non si può legittimamente sostenere che Immuni invii al governo la propria posizione (non può farlo), è falso sostenere che tramite Immuni si possa essere tracciati, non è vero che una notifica ricevuta tramite Immuni costringa obbligatoriamente alla quarantena forzata.
Poniamo che Alice faccia un post su Facebook: “meglio non installare Immuni, è inutile”. Poi arriva Bob, che commenta “Giusto Alice, io non lo installo Immuni, non voglio essere tracciato dal governo!“. Alice può avere tre reazioni diverse:
1 ONESTA) Bob è mio amico, siamo d’accordo sulla conclusione (non installare Immuni), ma la motivazione che ha espresso è insensata. Ho tempo e voglia di parlarne con lui: commenterò educatamente facendoglielo notare.
2 NEUTRA) Bob è mio amico, siamo d’accordo sulla conclusione, ma la sua motivazione è insensata. Non ho tempo né voglia di correggerlo: mi asterrò dal commentare, o rimarrò sul vago.
3 DISONESTA) Bob è mio amico, siamo d’accordo sulla conclusione, e non mi interessa che motivazione ha espresso. Commenterò dicendogli “Bravo!” per rafforzare il fronte delle persone d’accordo con me.
Se Alice reagisce nel modo 1) è encomiabile, intellettualmente onesta: ritiene più importante avvicinarsi alla verità e collaborare con gli altri per arrivare alla verità piuttosto che sostenere una propria posizione o agenda.
Se reagisce nel modo 2) ha perso una (buona ?) occasione, ma forse ha ritenuto che lo sforzo superasse il possibile beneficio: a volte bisogna intervenire, a volte è decisamente meglio soprassedere, altre volte… chi lo sa?
Se reagisce nel modo 3) è deprecabile: significa che non le interessa la verità, le interessa unicamente ampliare il suo consenso.
L’onestà intellettuale consiste precisamente in questo: essere più interessati a raggiungere insieme la verità piuttosto che a difendere la propria posizione. Essere disposti a contestare anche chi è apparentemente d’accordo con noi. Essere disposti in ultima analisi anche a contestare noi stessi, cioè essere aperti a poter cambiare idea.
Di fronte a una qualsiasi cosa che si ritiene vera, QUALSIASI, è molto istruttivo spendere qualche minuto a riflettere su questa domanda: che cosa servirebbe per farmi cambiare idea? Ad esempio: pensi che il cambiamento climatico abbia origine antropica? Ottimo: che cosa servirebbe per farti pensare che non è colpa dell’uomo? Oppure: pensi che i vaccini siano pericolosi per la salute? Ok: che tipo di evidenze sarebbero sufficienti a farti ritenere i vaccini sicuri? O ancora: sei cattolico, credi in Dio? Molto bene: che cosa dovrebbe succedere per farti perdere la fede?
Per inciso, provate a notare un qualsiasi post di un qualsiasi politico: non troverete nessuno che vuole correggere gli errori dei propri elettori. Perché? Perché il fine dell’uomo politico è estendere la sua influenza, non raggiungere la verità. Nella politica di oggi la “verità” è un mero strumento sacrificato al fine del potere. Mentre dovrebbe essere esattamente il contrario: il potere è uno strumento pericoloso e fragile, che ha come fine la crescita della virtù, che “serve” nella misura in cui è a servizio della verità.
Il fatto è che quando si parla di verità non c’è un fronte da difendere. La verità non ha bisogno di essere difesa: ha bisogno di essere scoperta, approfondita, mostrata, accettata. Quando si parla di verità, non esiste un “noi” contro un “loro”: esiste chi vuole arroccarsi su quello che sa rifiutando tutto ciò che minaccia quell’instabile costruzione, e chi è abbastanza maturo da sapere che cercare la verità è imbarcarsi in una impresa titanica che richiede l’impegno e le risorse di tutti. Anche di chi si arrocca.
Pubblicato originariamente su Facebook