Continuava così: “insegnare a un bambino ad accettare acriticamente le tue bugie religiose è insegnargli a non pensare. Gli stai insegnando che è accettabile credere senza prove. Questo danneggia la capacità del bambino di ragionare. Aggiungi a questo l’insegnamento che comportamenti normali siano peccaminosi, e che se pecchi vai all’inferno, e trovi un chiaro schema di abuso psicologico”.
Ora. L’errore fondamentale di questa serie di affermazioni è che la fede non è accettazione acritica o rifiuto del pensiero. Una prova empirica è la valanga di persone razionali e ragionevoli che hanno una fede, e il fatto che non ci sia alcuna correlazione tra l’avere una fede e il manifestare tratti di irrazionalità acuta. Gli stupidi e i creduloni sono religiosi o areligiosi tanto quanto i ragionevoli o gli intelligenti.
D’altra parte, se un ateo non conosce nessun credente ragionevole, per lui i credenti ragionevoli non esistono.
Torniamo indietro al 2006. Benedetto XVI va a Ratisbona e tiene un discorso straordinario, conosciuto poi come discorso di Ratisbona, appunto. E’ una lectio magistralis complessa, soprattutto la seconda parte, che parla del rapporto tra fede e cultura, e richiede un po’ di prerequisiti di storia della chiesa e del pensiero della chiesa per essere apprezzata.
La prima parte del discorso di Ratisbona però è un po’ più semplice e anche più famosa, e parla proprio del rapporto tra fede e ragione (e libertà). Questo è il paragrafo rilevante:
La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima. “Dio non si compiace del sangue, non agire secondo ragione, „σὺν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell’anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un’anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire né di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte…”
La frase chiave è questa: “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”. Cioè, non solo fede e ragione non sono contrapposte, ma una fede che escluda la ragione o la contraddica non ha dignità di essere chiamata fede.
Torniamo indietro di qualche altro anno. Concilio Ecumenico Vaticano II, 1965. Paolo VI firma un documento straordinario e ancora più autorevole, la Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae. In particolare il punto 2 ha tre frasi che ci interessano:
a) Il contenuto della libertà religiosa è che gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano.
b) A motivo della loro dignità, tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità.
c) Ad un tale obbligo, però, gli esseri umani non sono in grado di soddisfare, in modo rispondente alla loro natura, se non godono della libertà psicologica e nello stesso tempo dell’immunità dalla coercizione esterna.
La frase a) ci dice due cose: da un lato che lo stato non può impedire alle persone di essere religiose e di avere una fede. Va beh, questo da un documento della Chiesa te lo aspetti. Ma dice anche che nessuna chiesa può costringere una persona a credere! Perché?
Beh, la frase b) dice che la ricerca della verità è un dovere per ogni persona. Dunque bisogna che ogni persona venga messa nelle condizioni di poter adempiere a questo dovere.
Infine, la frase c) dice che per poter perseguire la ricerca della verità, una condizione inderogabile è la libertà sia interna (psicologica) che esterna (da coercizione).
Ricapitolando: nessuna chiesa può costringere una persona a credere, perché la ricerca della verità è un dovere che può essere soddisfatto solo nella libertà. Non si può credere se non si è liberi.
Questo documento straordinario esprime chiaramente la posizione della Chiesa sull’indottrinamento, sul lavaggio del cervello, sull’onestà intellettuale eccetera: la fede non è tale se non viene da una persona libera. L’accettazione acritica e il rifiuto del pensiero sono chiari evidenze di mancanza di libertà, dunque sono incompatibili con la fede.
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